Contratto di quartiere II completamento Gravina in Puglia 2007
CONTRATTO DI QUARTIERE II COMPLETAMENTO
GRAVINA IN PUGLIA
“ PROPOSTA ”
STRUTTURA TECNICA DI PROGETTO
Arch. Giovanni Lorusso, Dirigente Assetto e Uso del territorio
Collaboratori
Geom. Giovanni Dragone
Arch. Rose Marie D’Addario
Arch. Maddalena Grillo
Se verrete qui, vi prenderà lo stupore per gli orizzonti profondi.
Gli stessi orizzonti profondi dei peuceti, greci e romani.
Dei catapani bizantini e monaci basiliani.
Gli stessi orizzonti profondi degli Orsini e dei curiali.
Dei contadini in lotta per le terre della Murgia più interna.
Se verrete qui, vi prenderà lo stupore per un’altra Italia, per un’altra Puglia.
Dove l’uomo si è fatto pietra, si è fatto solco, acqua, aquila per dileguarsi e ricomparire,
perché questo luogo-e solo questo luogo- sia il luogo delle identità di un popolo.
Rino Vendola
Sindaco di Gravina in Puglia
INDICE
1. L’ambito urbano di riferimento
2. La proposta di completamento del Contratto di Quartiere II
2.1 Il degrado fisico, sociale ed economico del sito
2.2 La disciplina urbanistica
2.3 Gli interventi previsti
2.4 I soggetti aderenti alla proposta
2.5 Il quadro finanziario
3. Sintesi delle motivazioni, degli obiettivi, delle modalità di attuazione e della partecipazione degli abitanti
1. L’AMBITO URBANO DI RIFERIMENTO
Affacciata agli orli dell'omonimo burrone, nel cui fondo scorrono le acque dell'antico Canapro, Gravina con tutto il suo territorio è situata al confine tra la Puglia e la Basilicata e precisamente tra i territori di Ruvo di Puglia a nord; di Altamura ad est; di Matera a sud-ovest; di Irsina a sud; di Genzano di Lucania a sud-ovest; di Poggiorsini ad ovest; di Spinazzola a nord-ovest.
Gravina si trova all'ingresso orientale di un lungo corridoio che corre da sud-est a nord-ovest ed offre facili comunicazioni tra la costa e gli Appennini.
La città è situata in una vallata circondata nella parte più limitrofa a nord dalla altura Castello e serra delle Forche; a sud da serra Pendino S.Girolamo, Zipippo e serra Carvotta; ad est dall'altura o collina di Guardialto; a sud-ovest dalla collina o altura di Petramagna o Botromagno, da cui è separata dal burrone della Gravina.
Come la maggior parte del paesaggio pugliese, la città di Gravina è caratterizzata da una profonda fossa, la cosiddetta "Gravina".
Si tratta di solchi erosivi diversamente profondi e di apprezzabile larghezza la cui genesi è legata, da un lato, alla presenza di fratturazioni che hanno condizionato l'ubicazione dei solchi originali; dall'altro all'azione fluviale riconoscendo, tuttavia, alle gravine un'erosione lineare accentuata dalla variazione del livello di base in seguito ai movimenti relativi del Quaternario tra terra ferma e mare.
Oltre che ad un fenomeno naturale, la presenza di cavità, o meglio di grotte, sulle pareti della gravina è da attribuirsi all'attività dell’uomo, che le ha utilizzate come rifugio sin da età preistoriche.
Il basamento dell'area è costituito da un calcare di colore chiaro a grana generalmente fine in strati e banchi di dimensioni anche cospicue, riferibile come periodo al Cretacico Superiore e come formazione a quella del "Calcare di Altamura". Tale basamento è visibile in affioramento all'interno della fossa. Su questo corpo giacciono in trasgressione le "Calcareniti di Gravina" (meglio note come “Tufi di Gravina”), fini, giallastre con orizzonti conglomeratici riccamente fossilifere di età infrapleistocenica.
L'abitato è fondato in gran parte su questo litotipo; le stesse abitazioni sono edificate con blocchi di "tufo" calcarenitico estratto da cave site a nord della città in località Tufare ed a sud presso i Campi di Tiro a Segno.
Al periodo medievale appartiene ancora una volta lo sviluppo e la ricostruzione dei due rioni Piaggio e Fondovico.
I rioni, costituiti da case in tufo che si adattano alla morfologia del terreno in pendenza, sono stati realizzati anche grazie alla facilità con cui era possibile approvvigionarsi del materiale da costruzione. Infatti, il tufo è un materiale facilmente scavabile, così, le cavità si propagano anche per effetto dell’estrazione del calcarenite utile alla costruzione del manufatto fuori terra.
Nel XVIII sec. Gravina, era ovunque stimata quale una bella e grossa città.
Con l’abolizione del demanio feudale, i torrioni, le porte e le mura della città furono demoliti o inglobati nelle abitazioni e nei palazzi che in quei posti andarono sorgendo. Oggi non resta quasi più nulla delle antiche fortificazioni, se non uno sperone, con scarpata e toro, ancora visibile scendendo i gradoni di via Fontana la Stella ed i due torrioni incorporati nei muri delle cantine del Palazzo Lopez e del Palazzo Mastrogiacomo, che consentono di riscontrare la rara perizia dei costruttori nella perfetta distribuzione dei conci. Il fossato delle vecchie mura viene sostituito dalle ville comunali e successivamente dalla piazza Scacchi, ristrutturata negli anni ’90.
Gli interventi ottocenteschi sulla città, invece, erano mirati a risanare igienicamente gli abitati esistenti e ad espandere la città extra moenia, il tutto disciplinato da un piano di ampliamento del 1865-67 e da un regolamento edilizio approvato nel 1915. Questo consentiva di edificare fabbricati con altezza pari a tre volte la larghezza della strada.
Si individuano, così, le grandi vie con cortine edilizie neoclassiche e con palazzi e palazzotti borghesi, ed ancora piazze e ville alberate. Si inizia a delineare la serena città di provincia, secondo uno schema murattiano, regolare con palazzi allineati e con adeguato soleggiamento.
In quel periodo la pianificazione territoriale era carente di direttive di sviluppo urbano oltre che di discipline che regolassero l’attività edilizia. Infatti, non vi erano né limiti di rapporti di copertura, né di volumetrie realizzabili, né erano previste lottizzazioni.
Nascono spontaneamente i quartieri di Via Fazzatoia, San Domenico, Cappuccini e Giulianello senza alcuna dotazione di infrastrutture primarie e secondarie. Mancava cioè quella che oggi chiamiamo programmazione urbanistica e si lasciava che gli abitanti degli antichi rioni “Piaggio” e “Fondovico” potessero investire le proprie risorse nei nuovi quartieri. Poiché già avvezzi, ci si accontentava di realizzare la propria casa anche se priva di servizi primari.
Negli anni ’65-’70, l’Amministrazione Comunale tentò di arginare e regolamentare la dinamicità spontanea dell’attività edilizia approvando il Piano di Fabbricazione che conteneva norme decisamente più restrittive delle precedenti.
Ma questo strumento, a seguito del parere negativo del Min. LL.PP., fu tralasciato ed il Comune fu costretto a rimandare il tutto alla dotazione di un Piano Regolatore Generale.
In quegli anni era in dirittura di approvazione la Legge Ponte (L.765/67) che imponeva una tempistica perentoria per la redazione e l’approvazione degli strumenti urbanistici comunali. Ciò ebbe come conseguenza l’esplosione di una incontrollabile attività edilizia conforme alla norma previgente per il timore che la nuva strumentazione potesse limitare gli interventi.
Così una nuova espansione “a macchia d’olio” su lottizzazioni private determina la nascita dei quartieri di Canale d’Alonzo, della zona Epitaffio, di Via Corato, di Via Fornaci e Via Tripoli.
Finalmente si giunge nel 1968 all’affidamento dell’incarico di redigere il P.R.G. al prof. Arch. Achille Petrignani. Il piano proposto dal professionista conteneva, contrariamente a quanto fino ad allora accaduto, una visione molto ampia di sviluppo urbano integrato con il territorio murgiano e soprattutto individuava organicamente i servizi e le infrastrutture primarie e secondarie.
La nuova logica di gestione territoriale ha determinato l’avvio di una lunga serie di attività volte al reperimento di finanziamenti per la realizzazione di opere pubbliche, quali strade, fogne, scuole, mercati ecc.
La Regione Puglia, che nel frattempo aveva ottenuto dal Min. LL.PP. il trasferimento delle competenze in materia urbanistica, approvò parzialmente il P.R.G. individuando le sole zone B di completamento e quelle rurali E.
Successivamente nel 1975, l’A.C. redige il Piano Particolareggiato per le zone B.
L’attività edilizia riprende, ma senza sviluppo di nuove aree e senza la creazione di spazi pubblici e di servizi.
Nel frattempo diviene esecutivo il piano di edilizia economica e popolare, che dà nuovo impulso all’attività edilizia. Si realizzano così gli insediamenti dello IACP (zona 167) localizzati lungo il Tratturo Melfi-Castellaneta (zona 167), oggi Viale Giudici Falcone e Borsellino.
A partire dagli anni ’90, invece, si è sviluppata l’area per gli Insediamenti Produttivi, lungo la direttrice per Bari.
Nel 1994, dopo un estenuante iter procedurale che parte dal 1989, venne approvato il vigente P.R.G. che prevede, tra l’altro, l’espansione su nuove aree di tipo C e la ridefinizione dei servizi.
Il territorio comunale si estende su una superficie complessiva di 381,30 ha.
Negli ultimi 20 anni, l'evoluzione demografica della città, come risultante dalle rilevazioni dei Censimenti della popolazione di seguito riportate, e caratterizzata da dinamiche fortemente differenziate fra i comuni della provincia di Bari.
Con una popolazione residente pari a 41.988 abitanti (Censimento Generale della Popolazione 2001), il comune di Gravina è uno dei comuni più popolosi dell’area murgiana.
Il sistema economico del comune di Gravina si caratterizza per un elevato potenziale produttivo e per una buona diversificazione delle scelte produttive e di investimento, legate essenzialmente alla filiera del mobile imbottito e dell’industria agroalimentare.Proprio intorno al comune di Gravina fa perno il Sistema Produttivo Locale basato sull’industria agroalimentare.
Si tratta di un settore molto allargato che va dalla valorizzazione delle risorse naturali e ambientali alla qualificazione delle produzioni agricole fino alla trasformazione di prodotti agroalimentari di qualità.
2. La proposta del Contratto di Quartiere II-completamento
La parte del territorio urbano presa in considerazione, è costituita da un’area di dimensioni ampie che comprende luoghi con differenti e degradate condizioni urbanistiche ed ambientali del tessuto esistente.
Il quartiere oggetto dell’intervento è posto a nord del centro storico e comprende:
l’area che negli anni 50 e 60, si è sviluppata secondo una maglia urbana a scacchiera con assi viari di collegamento ortogonali fra loro;
la zona dell’attuale stazione ferroviaria di RFI, che risulta in elevato stato di degrado ed abbandono;
la zona a verde a ridosso del costone della Gravina.
Per quanto riguarda la prima zona, si evidenzia, la compresenza dei primi insediamenti IACP e di una edilizia privata, sorta senza regole architettoniche chiare, legata esclusivamente ad esigenze abitative immediate.
L’edilizia privata che si è sviluppata secondo maglie regolari, come già detto, presenta una qualità architettonica priva di un linguaggio tipologico unitario, evidenziando la mancanza di una pianificazione coordinata. Gli spazi pubblici, in effetti, sono stati generati solo dopo aver soddisfatto le esigenze abitative primarie, e quindi privi di una organica e corretta fruizione.
In altri termini, gli isolati, quando di tipo aperto o semichiuso, individuano spazi per lo più destinati a parcheggio e mai a verde pubblico.
L’immagine che ne scaturisce, è di disordine e di arretratezza, accentuata dal differente e casuale utilizzo di materiali, colori e tecnologie antiquati, complessivamente priva di riconoscibilità urbana e del tutto avulsa dalla restante parte della città.
La fascia ferroviaria a nord, un tempo limite più esterno della città, attualmente è stata inglobata dall’espansione urbana, rappresentando una vera e propria barriera fisica che la divide in due parti.
Questo limite fisico è stato in parte superato dalla realizzazione del sottopasso di C.so G. Di Vittorio, che come già detto, ha contribuito a limitare la congestione del traffico urbano.
L’ampia area occupata esclusivamente dall’armamento ferroviario, oltre che disadorna, si presenta in completo stato di abbandono, offrendo paradossalmente una mediocre immagine di una periferia che ormai non c’è più.
La presenza dell’immobile adibito a stazione ferroviaria, un tempo inesistente, ed ubicato in asse con C.so A. Moro, aggrava ulteriormente ed in maniera preponderante il disagio visivo derivante dall’impossibilità di poter fruire della percezione di un’opera architettonica di elevata valenza storica, culturale ed artistica, quale la Chiesa Madonna della Grazia.
La zona a verde che costeggia la sponda della Gravina ingloba anche la pineta comunale, sorta negli anni ’60 e ’70, per offrire alla città un ampio spazio verde di fruizione pubblica.
Essa si pone quasi come un suo prolungamento naturale divenendo cerniera fra la zona di rilevante valore paesaggistico ed il circostante tessuto urbano di espansione.
Però, il parziale abbandondono e degrado in cui attualmente versa, relativamente alla zona adibita a parco bimbi (Parco Robinson), contribuisce a limitarne il suo completo utilizzo da parte degli abitanti della città, penalizzando ingiustamente un’area di elevato valore ambientale e didattico.
2.1 Il degrado edilizio,sociale ed economico del sito
Il diffuso degrado fisico in parte dovuto alla obsolescenza degli edifici ed in parte alla mancanza di infrastrutture primarie e secondarie che caratterizza e dequalifica l’area di intervento, insieme all'inadeguatezza di parte del patrimonio edilizio esistente, giustificano, come unica possibilità, gli interventi mirati alla ristrutturazione edilizia e alla riqualificazione degli spazi pubblici, mediante la demolizione e ricostruzione di alcuni corpi di fabbrica.
Pur in presenza di interesse pubblico, la carenza e la inadeguatezza degli spazi urbani, hanno fatto sì che la popolazione residente sia stata attratta da altri luoghi della città per lo svolgimento delle attività sociali e di aggregazione. Gli assi viari presenti, nonostante la loro regolarità geometrica a maglie, non svolgono la funzione di unificare e relazionare l’area con il restante contesto urbano e a divenire effettivi collegamenti interni tra le varie zone del perimetro urbano oggetto di studio. Infatti il volume di traffico che dovrebbe normalmente impegnare le vie interne, è aggravato da quello di media e lunga percorrenza proveniente dalle zone più distanti della città. Le strade interne così hanno perso il loro carattere “locale” per trasformarsi in strade di collegamento tra quartieri.
Il verde pubblico è ubicato in una zona marginale rispetto al territorio costruito e si presenta, quindi, privo di continuità fisica con gli altri esigui spazi di pertinenza degli isolati IACP.
Il disagio socioeconomico dell'area deriva in gran parte dalla carenza di spazi di socializzazione, di servizi annessi alla residenza, quali mercato ortofrutticolo, attività commerciali, ecc., nonché dalla costante presenza del traffico veicolare che condiziona lo svolgimento delle normali attività umane.
Il suddetto disagio è ancor più accentuato dal fatto che la fruizione dell’area è limitata ai soli residenti e gli spazi pubblici sono utilizzati esclusivamente a parcheggio degli autoveicoli.
La “ghettizzazione” del quartiere, infatti, scaturisce dall’isolamento che automaticamente si viene a generare per effetto della carenza di appropriati poli di attrazione.
L’area d’intervento è individuata dalla Via F. Meninni, Via Baracca, Via Sanna, via Madonna delle Grazie,dalla linea ferroviaria e dal costone della Gravina con annessa Pineta Comunale.
E’ caratterizzata dalla presenza dei primi insediamenti di case popolari degli anni cinquanta a cui sono seguiti negli anni sessanta gli altri insediamenti dello stesso tipo che ne hanno determinato la forte presenza di classi sociali deboli.
L’espansione edilizia degli anni settanta ha completamente inglobato gli interventi di edilizia popolare determinando forti contrasti tra una residenza popolare con caratteristiche architettoniche semplici ed una nuova edilizia frutto, il più delle volte, del reimpegno delle rimesse degli emigranti.
Il tessuto edilizio fra tutte le aree di espansione della città, è caratterizzato da condizioni di elevato degrado fisico e sociale dovuto all’aggregazione di maglie urbanistiche sature ed alla carenza di spazi pubblici e servizi adeguati.
Questa carenza insieme ad un diffuso degrado fisico-strutturale delle abitazioni ha portato negli anni alla creazione di sacche di disagio.
L’area è altresì caratterizzata dai pregevoli esempi architettonici di fine ottocento ed inizio novecento ad opera dei grandi proprietari terrieri che trovavano fuori delle mura gli spazi sufficienti ed adeguati per la costruzione dei loro palazzi.
A questi si affianca tutta un’edilizia povera dei piccoli proprietari terrieri che costruivano modeste costruzioni.
Con gli anni cinquanta si verifica per Gravina lo stesso problema igienico-sanitario dei sassi di Matera per cui alle popolazioni di famiglie contadine che abitavano in condizioni precarie gli antichi rioni Piaggio e Fondovico sulle sponde del burrone Gravina, viene offerta una abitazione nuova nella espansione cittadina, ma priva dell’adeguata dotazione di servizi, tanto da rendere necessaria, per quei tempi, una nuova pianificazione comunale.
All’epoca le tipologie edilizie erano di modesta qualità, così come limitate erano le attese dei fruitori di tali alloggi.
I blocchi edilizi, infatti, si presentano isolati, o molto bassi, o relativamente alti, di aspetto disomogeneo sia per tonalità cromatiche che per caratteristiche architettoniche.
Gli spazi pubblici relativi mancano di qualsiasi progettualità e di qualsivoglia manutenzione.
I problemi di natura sociale restavano di notevole rilevanza con presenza anche di marginalità sociale con particolare riguardo alla condizione giovanile.
Parallelamente allo sviluppo delle abitazioni di cui sopra, a partire dagli anni ‘60 si operò il rimboschimento, la sistemazione a verde della sponda est del costone della Gravina a tutela del patrimonio archeologico e paesistico della città e la creazione del parco giochi per bimbi dotato di attrezzature e di strutture in pietra integrati con lo scenario naturale della gravina. Il parco fu dotato di passerelle, fortini in legno, trenino lillipuziano, casa su palafitte, mulino a vento e simboli della civiltà contadina quali il torchio, la locomotiva destinata alla trebbiatura, il carro a trazione animale (traino), ecc.
Quest’opera rappresenta, ancora oggi, uno dei pochi esempi pregevoli di parco attrezzato rispettoso del contesto naturale paesaggistico in cui è inserito ed al tempo stesso inserito nel contesto urbano circostante.
Purtroppo, la mancanza di una costante e puntuale manutenzione, insieme al dilagare di incontrollati fenomeni di vandalismo hanno generato il dilagare del degrado fisico ed ambientale, facendo perdere quel potere attrattivo che fino agli anni ’80 lo ha fortemente caratterizzato.
AREE PROBLEMATICHE RELATIVE ALL’AMBITO DI INTERVENTO
L’ipotesi di sperimentazione in oggetto trova la sua collocazione scientifica nella ricognizione delle problematiche relative alle aree periferiche della città.
Dall’esame della documentazione di analisi si è rilevato un insieme di criticità a vari livelli d’intervento:
A LIVELLO DI COMPLESSI INSEDIATIVO
- Carenza di servizi
- Rapporto con la città e le reti infrastrutturali e di erogazione di servizi
A LIVELLO DI UTILIZZO DEGLI SPAZI VERDI
- Carenza di distinzione funzionale
ARTICOLAZIONE DELLA PROPOSTA DI SPERIMENTAZIONE
Individuazione Degli Ambiti Tematici di Sperimentazione
Correlando la lettura dei livelli di criticità evidenziati con gli ambiti di sperimentazione individuati dal CER si individuano alcuni ambiti Preferenziali di sperimentazione:
la qualità morfologica
relativa :
- alla qualificazione dei tessuti urbani degradati
- alla qualificazione dello spazio urbano
- alla risparmio delle risorse
- al miglioramento della qualità ambientale
la qualità ecosistema
relativa :
al miglioramento della qualità degli spazi verdi
all’incremento del rendimento del recupero idrico degli spazi verdi
la qualità fruitiva
relativa :
alla accessibilità, visitabilità parametri fruitivi per le utenze deboli, con particolare riferimento ai percorsi, agli accessi al verde urbano
alla flessibilità funzionale, parametri relativi ai modelli d’uso degli spazi verdi urbani e pubblici
al miglioramento del comfort ambientale
AZIONI SPERIMENTALI
3.1. Obiettivo generale di sperimentazione : QUALITA’ MORFOLOGICA
Gli spazi urbani, i tessuti connettivi tra gli spazi privati e quelli pubblici, la loro qualità, le procedure per il loro recupero urbanistico, sociale ed economico, la loro gestione, sono argomenti all’ordine del giorno del dibattito e degli interventi nel processo urbanistico ed edilizio
Oggetto della presente azione è la sperimentazione di strumenti e metodi per intervenire con azioni di recupero urbano nelle aree degradate delle città prestando massima attenzione agli spazi civici(intesi come spazi pubblici e privati nei quali si sviluppano le interazioni tra tutte le compagini sociali ed economiche della città ed ai processi partecipativi dei cittadini nella progettazione, realizzazione e gestione degli interventi
Quadro di Riferimento
La qualità morfologica viene definita come” l’insieme delle condizioni tipologiche e morfologiche del complesso insediativo e/o dell'organismo edilizio tali da garantire la salvaguardia e la valorizzazione del contesto e il raggiungimento di soddisfacenti livelli qualitativi dal punto di vista architettonico, relazionale e percettivo, sia nel recupero che nella nuova edificazione.
Si prevede di affiancare il termine Morfologico con quello Ecosistemico perché si intende proporre l’approccio al processo di progettazione, realizzazione, gestione degli interventi di recupero degli spazi verdi, in termini di sostenibilità e compatibilità con gli ecosistemi esistenti, le risorse disponibili, le tradizioni locali nell’uso dei materiali, le manifestazioni sociali ed economiche proprie del contesto.
La sostenibilità diventa un tema orizzontale che serve ad informare le proposte di sperimentazione per il raggiungimento dell’obiettivo della Qualità morfologica ottimizzando requisiti, prestazioni, procedimenti e costi di riqualificazione a scala di comparto urbano e negli altri interventi micro e macro urbani.
Il programma di sperimentazione che fa riferimento al tema 1.4 Qualificazione dello spazio urbano, tende ad individuare alcune attività che consentano di estrapolare indicazioni generalizzabili ad altri contesti in termini di procedure, normative, metodologie, tecnologie, materiali.
In questo senso il tema della qualificazione urbana viene indagato nella sua complessità, predisponendo azioni sperimentali che affrontino diversi approcci al tema in maniera distinta.
Di seguito si riportano gli obiettivi, le metodologie , i risultati attesi inerenti l’intervento di riqualificazione
Obiettivi
In generale si desidera definire le azioni sperimentali volte alla riqualificazione degli spazi pubblici e privati con particolare riferimento alla base conoscitiva.
Gli obiettivi di qualità riguardano specifici temi del progetto propri della scala urbana (compatibilità con il contesto, integrazione funzionale, qualificazione degli spazi esterni) nell'ambito dei quali la proposizione di soluzioni progettuali con carattere di esemplarità rispetto all'ordinario per concezione, qualità insediativa e relazionale, costituirà la premessa per la definizione di specifici criteri di progettazione generalizzabili.
Analisi dei Benefici ecologici dei parchi urbani e degli spazi verdi
Sostegno della biodiversità: centinaia di specie faunistiche e floristiche vivono in habitat urbani; gli spazi verdi divengono quindi luogo dove la gente può avere contatti con il modo naturale.
Riduzione della superficie impermeabilizzata: le superfici costruite ed impermeabili nelle aree urbane ostacolano un buon drenaggio naturale delle acque, gli spazi verdi, al contrario, lo favoriscono.
Mitigazione dell’inquinamento: gli alberi aiutano nella riduzione di particelle inquinanti nell’aria come il biossido di zolfo e l’ossido di azoto, limitano la produzione di ozono e catturano polveri e composti organici volatili.
Raffreddamento dell’aria: è stata riscontrata una riduzione delle temperature diurne di 2-3 gradi nei grandi parchi urbani rispetto alle aree urbane circostanti; la loro presenza concorre a ridurre il surriscaldamento estivo delle città.
Recupero di terreni: la creazione di spazi verdi in aree urbane degradate è la soluzione più efficace per migliorare l’ambiente ecologico di quartieri residenziali, che, in tal modo, diventano luoghi più adatti per le attività ricreative.
Dall’analisi del contesto urbano emerge l’esistenza di due culture differenti:
- una potrebbe essere chiamata la cultura ricreativache coinvolge gli utilizzatori abituali dei parchi come i genitori con figli piccoli, i giovani, i praticanti di attività sportive all’aperto (jogging, calcio…), i proprietari di cani;
- l’altra potrebbe essere definita la cultura del fitnessbasata sui centri di fitness, aerobica, piscine.
La maggior parte di coloro che frequentano i parchi li raggiunge a piedi o in bicicletta; mentre la maggior parte di coloro che frequentano i centri sportivi li raggiunge in macchina o, comunque, con mezzi di trasporto motorizzati.
Gli obiettivi di qualità e i relativi strumenti di indirizzo e controllo, che costituiscono risultati attesi, sono strettamente interconnessi e riferibili a specifiche fasi del processo di progettazione e di realizzazione:
a) fase conoscitiva
- definizione di criteri di analisi del contesto;
Definizione della rete degli spazi verdi costituita da :
- spazi urbani verdi: parchi, giardini, campi sportivi, terreni di proprietà comune, lotti coltivabili, boschi, spazi pertinenziali di chiese, campi di gioco;
- altri spazi: linee ferroviarie in disuso, terreni lungo canali, sponde dei fiumi, terreni soggetti a vincoli di inedificabilità, retri di abitazioni, giardini di comunità e fattorie cittadine.
Le connessioni di rete possono essere costituite da:
- strade alberate, tratti lungo ferrovie, canali, tranvie;
- strade verdi e piste ciclabili.
I fattori comuni che determinano l’uso saltuario dei parchi si possono riassumere in
Mancanza o cattive condizioni delle attrezzature (pan chine, giochi per i bambini, servizi igienici).
Incidenza di comportamenti asociali.
Preoccupazione nei confronti della presenza di cani.
Sicurezza, specialmente nei confronti dei bambini.
Perdita di varietà nei parchi, con tipologie tradizionali che non soddisfano le esigenze degli utenti, in special modo dei giovani.
Vanno inoltre rilevate le cause dello scadente standard qualitativo e quantitativo dell’offerta di spazi verdi, che possono riassumersi in :
Scarso sostegno politico, dovuto al fatto che i parchi pubblici sono messi in secondo piano nelle decisioni di molte amministrazioni.
Deboli politiche per la gestione dei parchi e degli spazi verdi.
Uso di politiche di pianificazione inefficaci per la gestione e la manutenzione.
Difficoltà di reperire manodopera specializzata nella manutenzione degli spazi verdi, ma soprattutto motivata nel praticare questo lavoro.
Mancanza di dati reperibili sui parchi pubblici urbani, che servano come informazione ed aiutino a prevedere interventi mirati.
Cambiamenti nella natura delle comunità che abitano le città, oggi più complesse e multiculturali.
Cambiamenti in modelli d’uso dei parchi, in relazione ai problemi di sicurezza.
Domanda di differenti spazi verdi con spiccate caratteristiche naturalistiche, che servano al miglioramento dell’ecologia urbana.
Domanda da parte dei bambini e dei giovani per una maggiore quantità di aree gioco e per attività ricreative e sportive.
Cambiamenti nelle modalità di svolgimento di attività ricreative, con una predominanza delle attività al chiuso, con le problematiche connesse all’accesso veicolare.
Mancanza di coinvolgimento, da parte delle amministrazioni, degli abitanti nella pianificazione, progettazione e gestione dei loro parchi e spazi aperti verdi, anche per una carenza di supporto finanziario.
La fase di analisi e valutazione si è basata sull’uso di un set di indicatori di qualità. La definizione degli indicatori è avvenuta in due stadi: il primo dedicato alla messa a punto e applicazione di un set sperimentale di indicatori.
Un passo preliminare nell’analisi degli spazi verdi urbani è la loro classificazione tipologica, poiché anche i requisiti di qualità, e i relativi indicatori, cambiano a seconda del tipo di spazio verde.
Nella definizione della tipologia, è opportuno tenere conto della distinzione, generalmente operata dalle leggi urbanistiche regionali, tra gli spazi verdi di quartiere, che la legge individua come afferenti agli standard urbanistici di livello comunale, e quelli di rango urbano o comprensoriale, che la legge individua come afferenti agli standard urbanistici di interesse generale. Questo riferimento
è necessario per correlare la pianificazione degli spazi verdi alla più generale pianificazione urbanistica.
Nella tipologia dovrebbero essere individuati anche gli elementi verdi lineari che consentono di mettere in rete gli spazi verdi urbani.
Tenendo conto di questi criteri si può proporre la seguente tipologia:
A. Spazi verdi di livello comunale:
- parco o giardino pubblico al servizio di aree residenziali;
- verde di pertinenza di attrezzature per l’istruzione dell’obbligo;
- verde destinato ad attrezzature sportive al servizio di aree residenziali;
- parco o giardino storico;
- verde e attrezzature sportive al servizio di aree produttive, direzionali o commerciali.
B. Spazi verdi di interesse generale:
- parco pubblico di rilievo urbano/comprensoriale;
- verde di pertinenza di attrezzature per l’istruzione superiore all’obbligo;
- verde destinato ad attrezzature sportive di rilievo urbano/comprensoriale;
- aree a bosco o di fascia fluviale demaniali o private accessibili al pubblico.
I requisiti di qualità degli spazi verdi urbani: indici e indicatori
La qualità degli spazi verdi urbani, limitatamente alla categoria dei giardini e dei parchi pubblici a servizio di aree residenziali, è dipende da un mix di requisiti che riguardano:
a. funzionalità;
b. qualità estetica;
c. sicurezza;
d. servizi e arredo;
e. fattori di pressione;
f. manutenzione.
Funzionalità
La funzionalità dipende dall’assetto organizzativo che mette in grado lo spazio verde di ospitare diverse funzioni. Il criterio adottato propende per favorire una specializzazione funzionale dello spazio secondo aree adeguatamente attrezzate per ospitare determinati tipi di utenza potenzialmente conflittuali:
l’assetto funzionale è quello che riduce i motivi di conflittualità o semplicemente di reciproco disturbo, offrendo sistemazioni, attrezzature e arredi per un adeguato svolgimento delle attività esercitate da ciascun gruppo di utenti. L’assetto
funzionale è anche quello che garantisce la sicurezza, la controllabilità dello spazio da usi impropri specie per utenti particolarmente vulnerabili come i bambini.
I gruppi di utenti caratterizzati da esigenze potenzialmente conflittuali sono: i bimbi, i ragazzi, gli anziani e i possessori di cani. Si può pertanto affermare che una organizzazione dello spazio tale da consentire a queste categorie di utenti di
svolgere efficientemente e senza eccessivi conflitti le attività di gioco, svago e sport, risponde ai requisiti funzionali di base.
Un ulteriore elemento fondamentale della funzionalità è inoltre costituito dall’agibilità dei percorsi da parte di persone disabili.
Appare, inoltre, importante tenere conto della possibilità che il giardino o il parco ospitino funzioni rare, quali eventi pubblici, cerimonie di rappresentanza, festival, mostre o che siano in stretta integrazione con edifici che ospitano funzioni di rilevanza sociale (centri culturali, edifici pubblici, centri sportivi, ecc.).
Questa ulteriore possibilità può essere considerata come un valore aggiunto che conferisce allo spazio verde una specializzazione funzionale particolare.
L’indice di funzionalità si presenta, pertanto, come una funzione ponderata di cinque indicatori di base:
- gioco bimbi;
- gioco ragazzi;
- spazio anziani;
- recinto cani;
- percorsi senza barriere.
Indicatore: gioco bimbi
Spazio attrezzato per il gioco bimbi, appositamente delimitato in modo da assicurarne la protezione da utilizzazioni improprie (deve essere, ad esempio, impedito l’accesso ai cani).
Indicatore: gioco ragazzi
Spazio attrezzato con campi gioco per ragazze e ragazzi, appositamente recintato per il contenimento in campo del pallone e con fondo adatto.
Indicatore: spazio anziani
Spazio attrezzato con gioco bocce, tavoli con sedili e tettoia o pergola, ripostiglio attrezzi, servizio igienico, fornitura di acqua potabile, dotato di adeguata illuminazione, appositamente recintato.
Indicatore: recinto cani
Spazio recintato dedicato ai cani, con panchine e cestini.
Indicatore: percorsi senza barriere
Ingressi, uscite e percorsi privi di gradini, con dislivelli raccordati da rampe a norma e privi di buche o discontinuità che possano risultare pericolose o disagevoli per chi usa la carrozzina.
Qualità estetica
Pur nella complessità di un giudizio che, come quello estetico, è chiamato a misurarsi con i temi tipici dell’arte dei giardini, vi sono alcuni elementi basilari la cui presenza viene generalmente riconosciuta come indicatore di qualità estetica;
essi sono: la varietà della flora, la varietà delle vedute e la qualità formale del contesto e dello sfondo.
L’indice di qualità estetica si presenta come una funzione ponderata di tre indicatori:
- varietà floristica;
- varietà delle vedute;
- contesto e sfondo.
Indicatore: varietà floristica
La qualità viene fatta dipendere dalla ricchezza di specie floristiche presenti, soprattutto siepi, arbusti e fiori.
Indicatore: varietà delle vedute
La varietà delle vedute è generalmente correlata con la ricchezza del messaggio veicolato da un paesaggio. La veduta è di due tipi: in movimento, legata al percorso; da fermo, legata alle zone di sosta.
Indicatore: contesto e sfondo
La qualità viene fatta dipendere dalla piacevolezza dei manufatti o delle vedute che costituiscono il contesto scenico dello spazio verde.
Sicurezza
I fattori, che vengono presi in considerazione, sono quelli che possono essere risolti con una adeguata progettazione dello spazio verde, tralasciando dunque quelli derivanti da atti di violenza, la cui prevenzione pone problemi di pubblica sicurezza. Vengono pertanto considerati due fattori: il rischio rappresentato dal traffico veicolare per quanto concerne l’accessibilità allo spazio verde, e l’uso improprio che può avvenire soprattutto nelle ore notturne e che può essere evitato con la chiusura notturna dello spazio verde.
L’indice di sicurezza si presenta come una funzione ponderata di tre indicatori:
- accessi pedonali sicuri;
- accessi ciclabili sicuri;
- recinzione.
Indicatore: accessi pedonali sicuri
La valutazione riguarda le strade di contorno dalle quali si accede allo spazio verde. La sicurezza deve essere garantita da apposite protezioni in corrispondenza degli attraversamenti pedonali delle medesime.
Indicatore: accessi ciclabili sicuri
La valutazione riguarda le strade di contorno dalle quali si accede allo spazio verde. La sicurezza deve essere garantita dalla presenza di piste ciclabili adeguatamente progettate.
Indicatore: recinzione
Presenza di recinzione atta a garantire la protezione dello spazio verde lungo le strade e la possibilità della chiusura notturna dello spazio verde.
Servizi e arredo
La qualità dello spazio verde dipende anche dalla dotazione di servizi e arredi, senza i quali la fruizione pubblica diviene più disagevole.
L’indice di servizi e arredo si presenta come una funzione ponderata di quattro indicatori:
- servizi igienici;
- acqua potabile;
- posteggio bicicletta;
- panchine e cestini.
Indicatore: servizi igienici
Presenza di servizi igienici per ambo i sessi.
Indicatore: acqua potabile
Presenza di fontanelle per acqua potabile in misura adeguata.
Indicatore: posteggio biciclette
Presenza di posteggi di biciclette in numero e localizzazione adeguati.
Indicatore: panchine e cestini
Le panchine sono l’arredo più usato e devono essere abbinate a cestini per la spazzatura. Esse si collocano lungo i percorsi, in slarghi che identificano zone di sosta, in punti di particolare interesse.
Manutenzione
La manutenzione e la cura sono fattori importanti di qualità, soprattutto con riferimento agli aspetti salienti degli spazi verdi, come: il manto erboso, le pavimentazioni, gli arredi e la pulizia.
L’indice di manutenzione si presenta come una funzione ponderata di quattro indicatori:
- manto erboso;
- percorsi;
- panchine e cestini;
- pulizia.
Indicatore: manto erboso
Un manto erboso ben tenuto non deve presentare zone sterrate o prati non adeguatamente sfalciati.
Indicatore: percorsi
I percorsi devono essere continui, privi di buche o di disconnessioni.
Indicatore: panchine e cestini
Panchine e cestini devono essere mantenuti in perfetta efficienza.
Indicatore: pulizia
La presenza di spazzatura è un indicatore doppio, nel senso che denota la cura degli utenti e l’assiduità con cui si procede alla pulizia. In presenza di un servizio di nettezza urbana di normale efficienza, l’indicatore è sostanzialmente un segnalatore dell’educazione dei cittadini.
b) interfaccia analisi/progetto
- definizione di criteri generali d'intervento per l'individuazione degli elementi invarianti da salvaguardare, di quelli soggetti a rifunzionalizzazione, di quelli da riqualificare, di quelli da modificare radicalmente anche attraverso una demolizione/ricostruzione, nonché di quelli di nuova edificazione
Il disegno paesaggistico degli spazi verdi deve tenere conto delle esigenze di manutenzione senza banalizzazione, senza banalizzazione e perdita di varietà
Si potrebbe operare sistematicamente attraverso la revisione dei progetti può aiutare a diversificare gli spazi verdi, ad adottare provvedimenti calibrati sulle specificità di ogni singolo luogo, ad individuare le cause che spingono la gente del posto a non usare gli spazi verdi e a rimuoverle con interventi quali:
- razionalizzazione del disegno per eliminare zone isolate difficilmente controllabili o mantenibili;
- concentrazione di aree di uso intenso;
- miglioramento dell’accessibilità, della segnaletica e dell’informazione,illustrando, per esempio, aspetti della vita naturale o della storia locale, in modo che gli utenti possano meglio comprendere ed apprezzare i luoghi;
- concentrazione di aree con essenze e piante che necessitano di una manutenzione intensiva nelle zone più adatte per la manutenzione stessa;
- introduzione di un regime di manutenzione estensiva dove appropriato.
c) fase ideativa .
- definizione di criteri di progettazione alla scala urbana e di disegno urbano; in rapporto al tema prescelto tali criteri possono anche essere specificamente riferiti alla compatibilità con il contesto, alla integrazione funzionale dell'intervento ovvero alla qualificazione degli spazi esterni (dai cortili condominiali agli spazi aperti di vicinato, dalle strade di servizio alla. residenza alle piazze, dai percorsi pedonali ai parcheggi; sino alle sistemazioni a verde e: all'arredo urbano)
I requisiti ideali di un parco urbano potrebbero essere riassunti in :
- varietà di luoghi, forme, vedute, paesaggi;
- varietà di vegetazione: alberi, arbusti, fiori;
- acqua in tutte le sue forme: fontane, laghetti, laghi, canali, cascate;
- stimolazioni sensoriali, profumi e colori;
- opportunità per il gioco dei bimbi;
- servizi e attrezzature per i giovani e gli anziani;
- comfort, panchine, pensiline, servizi igienici.
Fondamentale è il coinvolgimento delle comunità locali nella progettazione degli spazi verdi. In proposito si sono ormai sviluppate metodologie efficaci e sperimentate di progettazione partecipata, alla cui diffusione bisogna dare un più
energico impulso.
Vi sono molti partner possibili a seconda del progetto e degli obiettivi che questo si propone; ogni iniziativa richiede, pertanto, un’attenta progettazione della struttura del partenariato, Un’ulteriore possibilità è rappresentata da forme di autogestione, o di
gestione affidata ad organizzazioni no profit, tramite sistemi di affitto a lungo termine.
Importanti sono anche le forme di partenariato trasversale, che legano diversi parchi e giardini su temi ed iniziative comuni, come la sicurezza, la salute, gli immigrati, i bambini (intorno ad una nuova politica degli spazi verdi può essere recuperata e rilanciata l’idea che ha ispirato l’iniziativa “Le città sostenibili delle bambine e dei bambini”), soprattutto nella fase progettuale.
Il coinvolgimento delle comunità è alla base di una pianificazione e di un miglioramento degli spazi verdi, ma questo deve essere sostenuto da conoscenze tecniche, ricerche dettagliate e programmi condivisi.
Il ripensamento dell’assetto funzionale degli spazi verdi si pone dunque come un prius rispetto ad ogni altra decisione in ordine alla manutenzione, alla dotazione di servizi, arredi e attrezzature e al ridisegno estetico dei giardini.
Il nuovo modello funzionale si basa su una più spiccata specializzazione a cominciare dai seguenti spazi:
- spazio gioco per bimbi;
- spazio gioco per ragazzi;
- spazio di ritrovo per anziani.
La tendenza attuale è di delimitare più nettamente tali spazi, ricorrendo a varie e appropriate forme di recinto, e istituendo più precise regole per la loro corretta gestione e fruizione da parte dei cittadini.
Ovviamente deve continuare ad esserci quello spazio di libera fruizione che amalgama i vari spazi specializzati in quel tutto unitario che è il giardino: c’è bisogno di affermare una immagine di giardino costituito da un sistema di giardini con funzioni specializzate, dove le funzioni utilitaristiche soggiacciono alle regole della valorizzazione estetica, che costituiscono l’essenza culturale del giardino e
che lo distinguono da un semplice affastellamento di alberi, siepi e prati.
Una condizione fondamentale per rendere frequentato il giardino pubblico è la frequentazione stessa. È provato che la frequentazione è la via per aumentare il senso di sicurezza del giardino pubblico, ed è altrettanto noto che il senso di insicurezza è uno dei deterrenti per la frequentazione.
Gli spazi specializzati hanno questa funzione attrattiva, la quale può essere accentuata nella misura in cui, alle funzioni di svago tipiche degli spazi verdi, si aggiungono servizi sociali, scuole, centri per attività culturali, associative, sportive.
Elementi connettivi per la realizzazione di reti di spazi verdi:
- piste ciclabili;
- strade verdi;
- viali con alberature di grande dimensione;
- strade con alberature di piccola dimensione;
- strade ed aree pedonali.
In una classificazione tipologica degli spazi verdi non si può prescindere dalla considerazione delle caratteristiche dimensionali degli spazi stessi: non v’è dubbio che la qualità del verde urbano sia fortemente correlata con la classe dimensionale delle singole aree verdi.
OBIETTIVI STRATEGICI DELLA PROGRAMMAZIONE LOCALE
La programmazione strategica degli spazi verdi urbani dovrà porsi i seguenti obiettivi:
- qualità: attraverso la valorizzazione estetica, l’incremento della biodiversità, la dotazione di attrezzature, una buona manutenzione, l’interconnessione tra spazi e luoghi differenziati dando vita ad un sistema di spazi verdi;
- accessibilità: collegare spazi residenziali e spazi verdi tramite una rete continua e sicura di percorsi pedonali, ciclabili e di strade verdi; eliminare le barriere architettoniche;
- quantità: provvedere un’adeguata quantità di spazi verdi tenendo conto delle soglie di densità di fruizione.
L’A.C. dovrà puntare al raggiungimento di traguardi di qualità; per questo dovrà :
- riguardare, in primo luogo, gli spazi esistenti degradati o non adatti al loro scopo, cercando di trasformarli e migliorarli con soluzioni innovative, nella linea di un ripensamento degli spazi verdi esistenti, per meglio adattarli alle realtà che li circondano e alle specificità della domanda locale;
- promuovere una progettazione paesaggistica di alto livello, che sappia trasformare semplici spazi o aree di abbandono in luoghi dotati di alta valenza estetica: un bel parco non solo migliora l’intera area circostante, ma attrae il visitatore e il turista;
- coinvolgere le comunità locali nel processo di progettazione, instaurando un rapporto che permetta l’identificazione delle loro esigenze ed aspirazioni;
- riconoscere il ruolo importante che gli spazi verdi svolgono sul piano educativo e coinvolgere più attivamente le scuole, non solo per quanto riguarda gli spazi verdi di loro pertinenza, ma anche gli altri spazi verdi del quartiere
- sviluppare una rete di spazi verdi cittadini, che possa offrire agli abitanti modalità alternative per muoversi all’interno della città, lontano dalle grandi arterie di traffico;
- imprimere nuovi cicli di vita in spazi attualmente in disuso, marginali o di bassa qualità, attraverso un ridisegno creativo dei loro luoghi, rispondente alle necessità di oggi.
Alcuni luoghi possono in parte essere restaurati se il loro disegno ha una valenza storica, altri possono essere modificati anche sostanzialmente, tutti si prestano ad essere luoghi adatti ad ospitare opere d’arte.
Miglior uso degli spazi verdi locali come risorsa educativa
Le scuole possono:
- fare uso dei parchi come luoghi di lezioni all’aperto; ciò può aiutare i bambini a dare un giusto valore agli spazi verdi;
- attivare esperienze di progettazione partecipata, a cominciare dagli spazi verdi delle scuole, è un modo per formare una cultura dello spazio come paesaggio proprio e della comunità;
- promuovere l’uso di parchi e reti di spazi verdi per raggiungere le scuole;
- esaminare le potenzialità per rendere le attrezzature connesse agli spazi verdi disponibili ad un più ampio uso della comunità;
- assicurare un ruolo ai parchi gioco come parte della rete locale degli spazi verdi;
- individuare interventi migliorativi dell’accessibilità degli spazi verdi.
d) fase di controllo
- definizione di check list di requisiti e specifiche di prestazione per la valutazione della qualità alla scala urbana tali da garantire il soddisfacimento di un adeguato livello di funzionalità degli spazi urbani; oltre al rispetto della funzionalità, sulla quale sono improntate tutte le consolidate normative prestazionali, si richiede la definizione di parametri di valutazione della qualità morfologica alla scala urbana che tengano conto anche dei caratteri formali, relazionali e percettivi dell'intervento sperimentale.
I temi di sperimentazione attinenti la qualità morfologica prevedono come metodologia specifica di controllo della qualità del progetto l'effettuazione e la resocontazione di uno studio di compatibilità progetto / contesto urbano.
A tale scopo, lappare opportuno il coinvolgimento dell’ Università che potrà fornire un contributo importante.
Il coinvolgimento delle comunità può avvenire a tre livelli:
- il primo è quello dell’informazione su ciò che è stato e viene realizzato
nell’interesse della comunità;
- il secondo è il lavoro con la comunità per sviluppare politiche e piani, attraverso la consultazione e il coinvolgimento diretto di rappresentanti della comunità nelle decisioni sulle priorità e sull’impiego delle risorse;
- il terzo consiste nel sostenere iniziative autonomamente promosse e guidate dalle comunità locali.
L’amministrazione pubblica e le autorità locali, attraverso partenariati locali,
potranno assicurarsi che il coinvolgimento della comunità sia un punto focale dei programmi e dei progetti, che creano e migliorano gli spazi verdi, inclusi quelli
in aree di trasformazione e di rigenerazione.
Inoltre, dovrebbero sostenere ed erogare finanziamenti, che permettano il coinvolgimento di gruppi delle comunità locali nel lavoro pratico in questi spazi.
La costruzione di una capacità locale è essenziale per il successo dei progetti; molto spesso è necessario inserire personale retribuito, che possa avviare processi che, in un secondo tempo, possono diventare automatici e portare ad un effettivo coinvolgimento collettivo.
Certi tipi di spazi verdi, in particolare piccoli spazi di risulta attorno alle abitazioni e piccoli lotti coltivabili, possono essere cogestiti da autorità locali, volontari, organizzazioni della stessa comunità o, addirittura, possono essere creati e gestiti dalle stesse comunità locali.
In sintesi si possono ipotizzare varie tipologie di coinvolgimento così come descritto di seguito:
Tipologia dei gruppi coinvolgibili in strutture di partenariato
Amici e gruppi di fruitori: il successo di questi gruppi è spesso legato all’iniziativa di singoli soggetti dotati di buone capacità d’iniziativa e di mobilitazione.
Volontari: spesso aiutano nel lavoro pratico come nella manutenzione, nell’organizzazione di eventi e manifestazioni, nello svolgimento di servizi ai vari tipi di utenti.
Scuole: molti parchi possono essere utilizzati per attività scolastiche o integrative organizzate dalle stesse istituzioni scolastiche.
Progetti di partenariato: autorità locali e comunità possono lavorare insieme in una serie di partenariati formali ed informali.
Iniziative delle comunità: possono essere il prodotto di iniziative di singoli o stimolate dalle stesse istituzioni locali; possono creare nuovi giardini, gestire orti urbani, organizzare la gestione di veri e propri parchi, migliorare fasce verdi di margine, promuovere e gestire attività commerciali ed eventi sui loro spazi o su quelli degli enti locali.
Sviluppo di comunità: là dove nessun gruppo ha mostrato interesse per gli spazi verdi, la pubblica amministrazione può intervenire, tramite personale specializzato, mettendo in contatto le comunità con chi è interessato ad avviare iniziative di sviluppo, o servendosi di organizzazioni volontarie esistenti che adottano metodi di sviluppo comunitari. Dovrebbero essere istituiti corsi di formazione, per chi lavora nelle amministrazioni, sulle tecniche e le modalità di sviluppo delle comunità.
Reti e forum: per migliorare gli scambi di informazioni e di esperienze, per assicurare il coordinamento e per promuovere le “buone pratiche”.
L’amministrazione pubblica dovrebbe promuovere un più ampio coinvolgimento del settore privato nel sistema di partenariato per il miglioramento dei parchi urbani e degli spazi verdi, offrendo modalità nelle quali si possano riscontrare oggettivi benefici nella collaborazione con le comunità locali, le organizzazioni di volontari, le strutture pubbliche, facendo degli spazi verdi una
parte fondamentale dello sviluppo di determinate aree
Principi di coinvolgimento nei partenariati
Promessa di cambiamento: nessun processo dovrebbe essere avviato senza un impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti per un possibile cambiamento positivo e per un coinvolgimento attivo.
Cambiamento della cultura organizzativa: le organizzazioni responsabili del coinvolgimento delle comunità dovrebbero avere maggiori risorse a disposizione, raggiungere una certa consapevolezza, sviluppare capacità, consacrare tempo, creare nuovi generi di lavori, stabilire nuove priorità
organizzative.
Processi continui: il coinvolgimento dovrebbe avere una certa continuità nel tempo; importante è l’adozione di procedure di feedback che identifichino i progressi e i modi in cui i partenariati hanno influito su programmi e politiche.
Legami con le strutture democratiche: i processi partecipativi dovrebbero far riferimento a formali strutture democratiche in grado di sostenerli e rafforzarli.
Chiarezza, onestà e trasparenza: tutti dovrebbero essere informati chiaramente sui limiti e le potenzialità dei progetti, sulle regole di
cambiamento, sulle attitudini delle parti coinvolte, sui finanziamenti, sulle tempistiche e sui programmi di coinvolgimento a lungo termine.
Esclusione e rappresentanza: devono essere compiuti sforzi per coinvolgere gruppi che altrimenti sarebbero esclusi (disabili, bambini, minoranze,…); ciò è costoso e impegnativo.
Processi appropriati: ogni iniziativa o programma specifico ha bisogno di processi e tecniche appropriati.
Oltre la consultazione: le abitudini possono ostacolare il cambiamento, pertanto è importante lo sviluppo di nuove idee, attraverso un dialogo con la gente del posto e con altri interlocutori locali.
Misure specifiche per la riuscita: sia per i processi di pianificazione che per quelli di miglioramento e recupero.
Adeguate risorse: necessarie anche per poter attuare il coinvolgimento delle comunità locali.
PUNTI DI DEBOLEZZA
La carenza informativa è una delle cause di debolezza delle politiche relative al verde urbano: è difficile proporre o definire programmi d’intervento o di finanziamento non avendo le necessarie informazioni di base.
La carenza di informazione è alla radice della scarsa consapevolezza collettiva del problema del verde e della sua portata per la qualità della vita in città. Particolarmente importante è quell’informazione omogenea, sistematica e generalizzata che permette, tramite il confronto delle diverse situazioni, di valutarne le differenze relative.
Alcune delle lamentele più frequenti sulle condizioni dei parchi riguardano i comportamenti antisociali, il vandalismo, la presenza incontrollata dei cani.
Il comportamento antisociale di determinati gruppi o persone richiama l’attenzione sul problema generale della sicurezza in città, problema che è del tutto indipendente dalla presenza dei giardini; tant’è che le ricerche svolte in materia hanno dimostrato che gli spazi verdi non sono meno sicuri delle aree urbane circostanti. Dunque, in materia di sicurezza occorre fare riferimento al
complesso delle misure, che devono essere adottate per rendere più sicuri gli
spazi pubblici in generale.
Va tenuto presente che i luoghi pubblici diventano tanto più sicuri quanto più sono frequentati. Occorre pertanto fare in modo che gli spazi verdi diventino luoghi appetibili e vissuti, il che rimanda ai temi della qualità, su cui si è ampiamente detto nei capitoli che precedono.
Anche la progettazione degli spazi verdi può aiutare a ridurre le sensazioni di paura, assicurando una buona visibilità di uno spazio da un altro, delle uscite e assicurando percorsi alternativi. Importante è comunque la presenza di personale del parco o di pubblica sicurezza, che costituisce un buon deterrente nei confronti del crimine o di comportamenti incivili.
Il disturbo rappresentato dalla presenza dei cani non adeguatamente controllati, i graffiti e l’immondizia sono alcuni dei fattori che portano al deteriorarsi dell’immagine di uno spazio pubblico, ma che possono essere agevolmente evitati o comunque sensibilmente limitati, sia attraverso campagne educative, sia attraverso le necessarie misure repressive.
Per quanto attiene ai disturbi, che le utenze potenzialmente conflittuali possono reciprocamente infliggersi, occorre puntare ad una gestione concertata di tali conflitti, trovando quelle soluzioni progettuali che possono meglio organizzare e ripartire gli spazi verdi secondo aree funzionali, cercando, al contempo, di evitare di interrompere la continuità spaziale dei medesimi con un’eccessiva compartimentazione in spazi recintati.
NECESSITA’
Bisogna creare un sistema informativo, che sappia correlare diversi database, che sia altamente accessibile, che sappia perseguire una molteplicità di obiettivi che vanno dall’informazione al pubblico, al miglioramento della programmazione, della progettazione e della gestione.
Il sistema informativo di cui c’è bisogno deve consentire di monitorare gli indicatori di prestazione (cioè di costi/efficacia) sia degli spazi verdi, sia delle politiche messe in campo dalla pubblica amministrazione.
In primo luogo, è necessario individuare una classificazione tipologica unitaria degli spazi verdi urbani.
I criteri di classificazione possono essere innumerevoli; è quindi opportuno definire uno schema di classificazione semplice,che serva da base per la pianificazione e le strategie di sviluppo.
L’amministrazione pubblica dovrebbe commissionare un programma di ricerca per definire una comune base concettuale relativamente a:
- benefici sociali, economici ed ambientali di parchi e spazi verdi;
- tipologie e condizioni delle attrezzature presenti nei parchi e negli spazi verdi;
- uso degli spazi verdi da parte dei diversi di tipi di utenti e attività;
- accessibilità e collegamenti necessari a costituire reti di spazi verdi in aree urbane;
- rapporto tra la spesa relativa ai servizi degli spazi verdi sostenuta dalle autorità locali e la qualità di ogni singolo spazio verde, in modo da stabilire criteri omogenei per valutare le politiche in termini di costi/efficacia.
Si dovrebbe inoltre sviluppare una rete di diffusione di “buone pratiche”: esistono molti
esempi di “buone pratiche” di progettazione e di gestione di parchi e di servizi connessi;
la conoscenza di questi casi dovrebbe essere diffusa attraverso appositi database, dove i casi segnalati siano selezionati sulla base di predefiniti principi chiave
Alcuni principi chiave per le buone pratiche possono essere
Capire lo spazio verde: per creare uno spazio verde di buona qualità è necessario comprendere la specificità del luogo, la sua storia, la sua ecologia, il suo contesto sociale, culturale, ambientale ed economico.
Capire valori, bisogni e aspirazioni della popolazione locale: consultare e coinvolgere la comunità nella progettazione e nello sviluppo degli spazi verdi è fondamentale per il successo dell’azione; un approccio innovativo alla consultazione e al coinvolgimento può condurre a risultati che soddisfano pienamente i bisogni, gli interessi e le aspirazioni delle comunità, con la conseguenza di un aumento della fruizione.
Formare un partenariato collaborativo e capace: la leadership politica locale, la comunità e il sostegno del settore imprenditoriale sono vitali per il successo dei partenariati e per i programmi di sviluppo degli spazi verdi.
Sviluppare una visione chiara a condivisa per gli spazi verdi: per una visione condivisa di nuovi spazi verdi o della riqualificazione di quelli esistenti è essenziale adottare un approccio che coinvolga, sin dagli stadi iniziali del progetto, tutti i soggetti locali portatori di interessi della comunità, le autorità locali e le organizzazioni associative.
Assicurare una buona e durevole gestione e manutenzione: per il miglioramento
degli spazi verdi devono essere impiegate tecniche e pratiche, che possano rilanciare il valore ecologico e la specificità locale, prevenendo i possibili fattori di danno.
Riconoscere e promuovere valori culturali e tradizionali: gli spazi verdi progettati o recuperati dovrebbero essere rivelatori di tradizioni, valori storici e culturali, oltre a rispondere ai bisogni presenti e futuri.
Incoraggiare l’innovazione e l’apprendimento: metodi innovativi, per quanto complessi, possono spesso venire adattati e diffusi. Ad esempio, l’innovazione estetica è molto importante per far emergere nell’immaginario collettivo il valore degli spazi verdi: artisti e paesaggisti dovrebbero entrare a far parte dei gruppi di progettazione partecipata.
Muoversi avendo una strategia: legare lo sviluppo di spazi verdi a più ampie strategie locali, regionali e nazionali può aiutare ad attirare risorse dall’esterno;
assicura che i risultati siano in linea con obiettivi più ampi e non entrino in conflitto con altre iniziative.
STRATEGIE D’AZIONE IN MATERIA DI SPAZI VERDI
L’A.C. dovrà perseguire azioni per la riqualificazione degli spazi
- promuovendo e coordinando l’inserimento di provvedimenti sugli spazi verdi nelle politiche e nei programmi di settore, in particolare: nel
rinnovamento e nella rigenerazione di quartieri, nei programmi di sviluppo regionale, nella pianificazione locale, nelle politiche dell’abitazione, della cultura, del tempo libero, dello sport e della mobilità urbana;
- fornendo una guida per chi formula programmi regionali e locali, affinché le autorità locali e le altre organizzazioni interessate, inclusi i partenariati che coinvolgono settori volontari e privati, mettano in campo azioni efficaci per realizzare, migliorare e mantenere i parchi e gli spazi verdi.
Ingredienti principali per strategie di successo su parchi e spazi verdi
Previsioni e strategie per azioni future.
Coinvolgimento di comunità, portatori di interessi, partenariati.
Intenzioni chiare e obiettivi misurabili, basati su principi e valori fondamentali concordati con i portatori di interessi locali.
Piani d’azione per realizzare reti di spazi verdi.
Verifiche su quali spazi verdi esistano, dove, la loro compatibilità con i propositi, qualità e condizioni, come siano utilizzati ed il loro valore per la comunità.
Criteri, standard e linee guida determinati localmente per la progettazione, la gestione ed il mantenimento di nuovi spazi verdi.
Proposte di monitoraggio, valutazione e riesame che cerchino attivamente di coinvolgere le comunità locali.
Le strategie di successo dovranno essere sostenute da:
- consultazione e coinvolgimento delle comunità, eventi, attività ed altre iniziative politiche;
- buoni resoconti descrittivi e valutativi derivanti da indagini sugli utenti, sui livelli e sui modelli d’uso;
- valutazioni realistiche delle risorse necessarie per migliorare le strategie.
Il programma di sperimentazione in oggetto dovrà considerare nuove forme di programmazione partecipata.
Oltre ad una convinta guida locale, un miglioramento degli spazi verdi
Occorrerà operare con una pianificazione e una distribuzione dei servizi, focalizzate su un efficace coinvolgimento delle comunità locali e sul soddisfacimento delle loro aspettative e dei loro bisogni che possono riassumersi in
- migliori attrezzature: luoghi dove sedere e luoghi coperti, attrezzature di gioco, aree erbose con buoni sistemi di drenaggio, attrezzature sportive meglio progettate ed organizzate;
- spazi più puliti e sicuri: una migliore manutenzione delle aree, più cestini dell’immondizia, più numerosi e migliori servizi igienici, migliore illuminazione, più piante.
I bambini più piccoli sentono la necessità della presenza di più adulti nel ruolo di sorveglianti;
- gamma di differenti tipi di spazi: i bambini più piccoli preferiscono giocare dove possono essere visti, mentre i più grandi e i ragazzi preferiscono essere più distanti da casa;
inoltre entrambi auspicano la presenza di aree specifiche riservate a seconda delle età per evitare conflitti;
- coinvolgimento: essere consultati, progettare gli spazi, collaborare con chi se ne occupa ed aiutare nella cura degli spazi verdi.
Le autorità locali dovrebbero predisporre, a seguito di consultazioni di gruppi di utenti, un piano di gestione per ogni parco principale, insiemi di parchi minori e tipi di spazi verdi.
1. L’obiettivo della manutenzione efficace
Valore aggiunto nei contratti di manutenzione Può essere assicurato dalle autorità locali valore aggiunto se i contraenti sono
d’accordo nel:
- fornire informazioni ed assistenza agli utenti dei parchi;
- fornire un supporto per un primo aiuto d’emergenza;
- monitorare e riferire ogni abuso sulle attrezzature e sui servizi;
- aiutare nella rimozione di graffiti sulla segnaletica del parco e sulle attrezzature per il gioco;
- partecipare ad attività di ricerca e di consultazione pubblica;
- partecipare alle politiche di riconversione di terreni incolti.
Gli standard qualitativi da raggiungere devono essere realistici e riflettere le attese degli utenti.
Nei partenariati di tipo partecipativo, è opportuno sperimentare contratti che responsabilizzino il contraente nel perseguimento dei target di qualità, piuttosto che metterlo in una condizione di dipendenza decisionale da parte del committente pubblico.
Gestioni di qualità richiedono valutazioni periodiche delle condizioni e del possibile uso, sia nel caso di parchi pubblici e di spazi verdi, sia in quello dei locali destinati ai servizi culturali e ricreativi in essi reperibili.
2. Massimizzare l’accessibilità a spazi verdi di qualità
Il miglioramento dello standard di qualità degli spazi verdi urbani non è scindibile dal miglioramento della loro accessibilità. Solo una dequalificante interpretazione amministrativa dell’originaria definizione dello standard urbanistico ha ridotto questo ad un rozzo rapporto quantitativo tra abitanti e metri quadrati di aree a servizi.
Bisogna recuperare l’originaria definizione che dello standard è stata data dall’urbanistica moderna, per la quale lo standard è una funzione inscindibile di quantità, qualità e accessibilità.
Il nuovo modello funzionale deve pertanto avere nell’accessibilità uno dei suoi requisiti basilari.
Il verde offre uno spazio indispensabile per il tempo libero e lo svago dei cittadini. Il verde assolve ad una importante funzione ecologica per la qualità ambientale della città.
Ambedue queste funzioni richiedono che non si guardi agli spazi verdi urbani come a delle isole, ma come a parti di un più vasto sistema.
Considerando gli spazi verdi come servizio per i cittadini, il tipo di sistema di cui c’è bisogno è costituito da una rete di percorsi pedonali e ciclabili gradevoli e sicuri, tali da rendere agevole il passaggio dall’uno agli altri dei vari giardini attraverso una sorta di sentiero verde, che colleghi giardini e scuole in una rete continua, sicura e ben connessa. Il vantaggio che deriverebbe dalla realizzazione di questo sentiero verde è evidente: esso infatti consentirebbe di collegare, e in un certo senso di avvicinare, i vari giardini dando luogo ad una specie di parco urbano policentrico.
Il sentiero verde dovrebbe essere costituito da piste ciclabili e percorsi pedonali sicuri, continui, gradevoli e soprattutto privi di barriere architettoniche.
I vantaggi per i cittadini aumenterebbero sensibilmente qualora questo reticolo del sentiero verde urbano si connettesse, sui margini della città, con una rete di strade verdi
Considerando la funzione ecologica degli spazi verdi, la nozione di sistema non riguarda i problemi di accessibilità, ma di connettività ecosistemica, per cui, a parità di quantità di verde, un sistema a rete possiede una valenza ecologica più alta di uno ad isole. In questo caso la distinzione tra verde pubblico e verde privato cessa di avere rilevanza: anche i giardini privati forniscono il loro contributo alla qualità ambientale della città e, in questa loro funzione di esternalità positiva, vanno valorizzati: un censimento e una più attenta regolamentazione di questo patrimonio potrebbero costituire una ulteriore linea di lavoro del Piano strategico degli spazi verdi.
Possiamo, in conclusione, delineare gli assi strategici e le relative linee d’azione, su cui potrebbe incentrarsi il Programma di sperimentazione per il verde pubblico
la rifunzionalizzazione
- rendere più attraenti la aree verdi realizzando una maggiore specializzazione funzionale delle medesime, dando priorità agli spazi
gioco per bimbi, a quelli per ragazzi e agli spazi per anziani;
- ripensare il modello organizzativo delle aree verdi e la dotazione di servizi, arredi e attrezzature, in funzione di quanto detto al punto
precedente;
- definire più precisi standard di qualità del disegno formale dei giardini in modo da migliorarne la qualità estetica;
- riesaminare il disegno e specificare le funzioni da assegnare agli spazi verdi
il sentiero verde
- creare una rete di percorsi pedonali e ciclabili, segnati da filari alberati, siepi e aiuole, detta “sentiero verde”, che connetta il
complesso degli spazi verdi dei giardini, dei parchi, delle scuole e dei centri sportivi;
- eliminare sistematicamente le barriere architettoniche dal sentiero verde, coinvolgendo nel collaudo del medesimo le associazioni dei
portatori di handicap;
- verificare la rete di piste ciclabili prevista dal PRGC in modo da renderla coerente con la realizzazione del sentiero verde;
- integrare la proposta del sentiero verde nel Piano Urbano del Traffico;
- coinvolgere le scuole nella progettazione del sentiero verde come
parte fondamentale del percorso casa-scuola;
- avviare un censimento del patrimonio verde privato e avviare un’azione per la sua valorizzazione come parte della rete ecologica
della città.
i partenariati
- avviare uno studio per la formazione di un piano di sviluppo delle varie possibili forme di partenariato, da quelle volontarie a quelle
economiche, atte ad aumentare il tasso di partecipazione dei cittadini alla progettazione, realizzazione e gestione delle aree verdi, oltre che a far confluire maggiori risorse esterne, pubbliche e private, quale contributo per la manutenzione e gestione;
- fare in modo che i partenariati diventino lo sbocco concreto dei processi partecipativi
- pubblicizzare adeguatamente l’iniziativa del Contratto di Quartiere II per gli spazi verdi quale esempio di buona pratica, in modo da ottenere sostegno finanziario da parte di altri enti alla sua prosecuzione.
la manutenzione
- progettare un database degli spazi verdi e correlarlo con il database per la manutenzione, in modo da integrare le misure dimanutenzione con quelle di pianificazione.
la partecipazione
- avviare una procedura tematica dedicata al miglioramento dello spazio pubblico della città - lanciare iniziative di progettazione partecipata che coinvolgano sia le scuole che i quartieri;
- formare la mappa dei processi partecipativi in atto e avviare un processo per la loro diffusione, per il rafforzamento della loro capacità di generare coesione sociale, per il consolidamento della loro funzione di struttura democratica di base.
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