Il recupero e la ridefinizione funzionale dell'ex Dogana dell'Acqua Livorno 2008
PROGRAMMA: Concorso internazionale per la progettazione di un centro nautico.
CLIENTE: Comune di Livorno
CONCEPT: La Città di Livorno ha, da sempre, avuto un rapporto "controverso" con il mare. Esso è stato l'origine e la vita, con le attività portuali e cantieristiche collegate, della Città, eppure Livorno non ha mai avuto un lungomare, una passeggiata lungo la costa, quello che oggi suole chiamarsi un waterfront. Cercando di capirne le motivazioni siamo andati a rileggere due Taccuini di viaggio, che accompagnavano gli stranieri o gli italiani stessi in quello che in quegli anni si chiamava Le Grand Tour d'Italie. Li abbiamo trovati presso la Biblioteca Nazionale di Firenze. Livorno, infatti, sul finire del sec. XVIII° e il principiare del sec. XIX° faceva parte di quel Viaggio, che i giovani di classe agiata effettuavano, per formare la propria cultura umanistica. Nel primo di tali taccuini, scritto da Giacomo Bartellotti "Avvisi agli stranieri che amano viaggiare in Italia" pubblicato nel 1838, così sommariamente si descrive Livorno: "Livorno, città moderna, piccola, ma regolare è popolata di 60 mila abitanti, 20 mila dei quali sono Ebrei, è una delle migliori piazze marittime dell'Europa, con un Porto il più sicuro ed il più commerciante del Mediterraneo, difeso da un Molo, che si estende per molta lunghezza nel mare e da fortificazioni bene intese. Questa Città ha due miglia di circuito e la sua popolazione si aumenta ogni giorno estendendosi nei Sobborghi. Il quartier, che porta il nome di Venezia-nuova è diviso da diversi canali, per i quali conducono le mercanzie alle porte dei magazzini." Nel secondo taccuino, scritto da Pietro Volpi "Guida del forestiere per la città e contorni di Livorno" pubblicato nel 1848, si aggiunge: "Essendosi aumentati con somma celerità i nuovi fabbricati dei sobborghi, e contenendo essi maggiore popolazione di quello che conteneva il circuito murato della città, avvisò S.A.I. e R. nella sua savia mente di ingra ndire ed aumentare questa, circondando con nuove mura finanziare tutti quanti i sobborghi, e facendone una città così vasta da emulare la capitale. A tali divisamenti successe ben presto l'esecuzione della magnifica e grandiosa opera a cui fu posto mano a separate sezioni nel 1837. S.A.R. incessantemente visitando ed incoraggiando con la sua presenza, i lavori ben presto si videro sorgere; e fu terminata in breve la nuova cinta di forte e alta muraglia di stile severo ed ordine conveniente, formata a bozze rilevate di pietra travertina, estratta dai contorni di Livorno. Fu scavata una gran Darsena per uso e comodo delle barche e navicelli che transitano per fino all'imboccatura in Arno di Pisa e nel mezzo della quale susseguendo le mura di cinta vi fu eretto un grandioso edificio Dogana delle Acque appellato; e nell'anno 1841 ebbero il loro compimento." Si comprende, dunque, che il mare per Livorno e i suoi abitanti è la via, l'approdo del viandante, la protezione dagli attacchi esterni, come lo fu per gli abitanti fuggiaschi di Aquileia, che fondarono tra le acque Venezia. Non sbagliarono, così, i livornesi a chiamare i sobborghi sorti tra i canali che dal mare conducevano all'Arno, Venezia-nuova, poiché quei canali erano le vie della nuova vita cittadina, il mare che entrava dentro la città per farla sua, predone amico, piegato alle esigenze dei mercanti, reso docile dalle mura di contenimento e dalle curve leggere dei canali. La scelta lorenese di ampliare i canali, di costruire nuove darsene interne lungo il circuito delle nuove mura daziarie, seguiva l'inclinazione naturale della Città nella sua crescita; se altrove, in altri luoghi, era uso sottrarre spazio al mare, con dighe ed opere di contenimento, in Livorno, invece, il mare veniva accolto, per farne strade. Nell'epoca degli infiniti dazi tra Stati e staterelli di un'Italia ridotta a mera espressione geografica da potenze straniere si incontrano le più diversamente nominate Dogane: dalle tante Dogane daziarie poste ingresso delle mura, alle Dogane marittime, alla Dogana della mena delle pecore sulla strada della transumanza: l'unica, però, ad appellarsi Dogana delle Acque è in Livorno, tra i canali lorenesi, sul limitare dei quartieri della Venezia-nuova. La trasformazione del basamento dell'edificio in mero ponte viario e l'abbandono dell'isolotto posto nel canale rappresentano una violenza verso la storia stessa della Città, pari a quella bellica, che distrusse l'edificio. Crediamo che per far giustizia di tale violenza sia maturata la consapevolezza, che ha condotto all'indizione del Concorso, della necessità di ricostruire il fil rouge della storia urbana di Livorno, attraverso la valorizzazione del sito dell'originaria Dogana delle Acque. L'ampio e dettagliato Studio di Fattibilità ha fornito una base e una guida per le scelte progettuali. In primo luogo, visitando i luoghi dove sorgeva la Dogana è venuto spontaneo pensare che le vestigia del passato, il basamento con archi a tutto sesto e il muro ad archi ogivali dovessero essere sottoposti solo ad interventi di restauro conservativo, senza tentativi di mimesi progettuale o di ricostruzioni in anastilosi. Non una scelta piranesiana, di lasciare le rovine nella loro intima grandiosità, ma una scelta progettuale, di riassumere ciò che il passato, anche con i suoi dolori e ferite, ci ha conferito, inserendolo nel nuovo contesto moderno. Ci accompagna in questa scelta la biblioteca, divenuta memoria, di tanti episodi d'architettura che similarmente si sono edificati e sono parte delle nostre città così amate, dagli episodi più minuti, come Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma o il Tempio di Minerva ad Assisi a quelli di maggiore dimensione, come il Muro del Tempio a Gerusalemme e ai tanti templi divenuti chiese, o luoghi di gioco divenuti piazze e così via. V'è nell'atto della composizione architettonica, quando essa vuole tentare d'essere opera di ingegno, un atteggiamento che potremmo definire, con Lukacs, eroico, nel senso greco del termine, cioè volutamente di sfida allo scorrere del tempo, nell'unico modo in cui l'Architettura può sfidarlo: accettarlo nelle sue eredità e fissare nuove volontà estetiche. Le periferie delle nostre città sono così a noi aliene, perché non sono mai state toccate dalla lieve carezza eroica dell'Architettura, in esse non si esprime, cioè, lo spirito del nostro tempo, così fluido e pieno di incertezze, certo, ma, insieme, ricco di nuove sapienze. Scelto di lasciare il forte segno dei passaggi arcati sull'acqua, eredità del dominio asburgico su Livorno, l'idea successiva sulla quale ci siamo posti a lavorare è stata quella del valorizzare il luogo della Dogana delle Acque quale punto di accesso alla Città costruita e alla Città del mare. Il depauperamento funzionale della Dogana, cessati i dazi interni e la distruzione della stessa e di larga parte del tes suto urbano ad essa adiacente, frutto dei vasti bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno insieme contribuito alla definizione di una parte urbana, come quella ad oggi esistente, fortemente contraddistinta da flussi notevoli di traffico di passaggio e dalla obsolescenza di edifici abbandonati. Interrate le darsene lorenesi, il canale è divenuto una piccola lingua d'acqua, totalmente nascosto alla città. Anche lo stesso toponimo "Dogana delle acque" è divenuto sconosciuto ai più. Il progetto doveva per noi essere funzionale al superamento di tutte queste problematicità. Abbiamo subito percepito come la mera riproposizione di un edificio, pur se con destinazioni di elevato prestigio, non sarebbe stata la soluzione più corretta. La Città, infatti, è cambiata e con questi cambiamenti il progetto deve necessariamente fare i conti. La scelta di eliminare il traffico veicolare e di ricostruire la darsena segna la volontà civica livornese di riaprirsi al mare: la Città deve poter, di nuovo, guardare le acque penetrare in essa, scorrere le barche nei canali della Venezia-nuova. Così anche il nuovo edificio del Polo della logistica, reinterpretando questa volontà civica, non deve chiudersi in sé, contenitore opaco verso l'esterno, ma deve dialogare visivamente con le acque che lo attraversano, con la Cinta muraria lorenese, con il mare, con la città. Se così abbiamo interpretato il senso della sfida del Concorso, la scelta progettuale conseguente è stata quella di pensare di legare il nuovo edificio a tutta la parte urbana in cui esso si situerà, con leggeri pendii erbosi, che meneranno al lungocanale e alla Darsena e ne permetteranno la fruizione visiva. Una vasta area pedonale che arriverà ad essere utilizzabile per il passeggio e il trattenimento anche sotto il nuovo edificio da progettare a costruire, dando la possibilità di affacciarsi sul canale e la darsena, da un lato, e sul canale e verso il mare dall'altro. Anche l'isolotto posto a livello del canal e nell'area della Dogana abbiamo pensato che dovesse essere ripensato all'interno della rivalutazione funzionale dell'intero sistema dei canali, quale possibile punto di imbarco. E' definita la griglia delle scelte progettuali di fondo che abbiamo sviluppato con criteri di logicità e razionalità. L'edificio del Polo della Logistica si sviluppa secondo la seguente articolazione: a) al piano terra si è lasciato un grande spazio libero, una sorta di piazza parzialmente coperta, illuminata dall'alto tramite una larga fenditura ellissoidale che richiama la forma di un pontile di una nave; dal piano terra ci si può affacciare verso il canale e la Darsena ricostruita e si può percorrere, dall'altro lato, una passerella che conduce verso il muro dagli archi ogivali, attraverso il quale si traguarda verso il canale e il mare e si accede con una scala al livello di approdo delle imbarcazioni. La scelta della tipologia strutturale permette di liberare il piano terra dall'ingombro dei pilastri, rimane solo la fila centrale, per dare una maggior permeabilità allo spazio circostante la dogana. Al piano del livello del canale si accede alle imbarcazioni del sistema turistico di navigazione sui canali oltre ad un affaccio dall'arco centrale direttamente sulla darsena. Accedendo all'interno dell'edificato si trova un centro di informazione turistica per la navigazione sui Canali con annessa biglietteria e sosta all'interno di uno spazio completamente vetrato e protetto dai raggi solari mediante l'aggetto dei piani superiori. L'accesso al piano inferiore di imbarco avviene mediante un'ascensore dall'interno della biglietteria e con una scala direttamente dal pontile. Dal piano terra si accede ad una hall che disimpegna gli accessi al Polo della logistica con scala e ascensori che conducono sino al tetto terrazzo-giardino. Si realizza così uno spazio luminoso, permeabile alla vista dalla piazza con un giardino-serra all'interno e un volume a tutt'altezza. L'ampia piazza coperta è re alizzata con una pavimentazione in doghe di legno e fasce in pietra perimetrali, protetta dall'illuminazione solare grazie all'ombra del grande volume aggettante del secondo piano. Essa è completamente aperta verso la città circostante, non realizzando un punto di frattura e chiusura degli orizzonti visivi ma invece un nuovo centro di polarità visive; b) il primo piano si sviluppa sulla piazza e con due bracci sui due tronchi del canale. La particolarità costruttiva permette di avere grandi spazi flessibili con un'ottima illuminazione diretta est-sud-ovest con una grande apertura ogivale centrale che disimpegna gli ambienti. Qui sono allocati i laboratori della ricerca e della logistica del centro avanzato per le tecnologie marine e la robotica con i suoi tre poli della: innovazione, ricerca e interazione tra ricerca e industria. Dal primo piano si accede a due ampi terrazzi giardino che affacciano sul canale; c) al secondo piano che copre l'intera piazza trovano allocazione le funzioni rare che prevedono: - un centro per la valorizzazione del distretto di imprese collegate ai centri di ricerca - un'osservatorio sullo sviluppo della piattaforma logistica costiera; - un' incubatore di imprese; d) al terzo piano è progettato un grande terrazzo che come il ponte di una nave si affaccia sulla darsena e sul sistema dei canali: un punto panoramico privilegiato che riporta questo luogo all'importanza e centralità che aveva nel passato. I materiali utilizzati sono in sintonia con le scelte progettuali architettoniche, l'edificio pur nella sua imponenza mantiene un elevato grado di permeabilità visiva mediante le grandi pareti in vetro colorato e metallo che riflettono e si fanno attraversare dalla luce. I pavimenti interni ed esterni sono in doghe di legno mediando il ricordo dei pavimenti delle imbarcazioni, le strutture verticali sono o in acciaio o laccate bianche. L'edificio nella sua modernità si inserisce nel contesto architettonico dei resti della dogana d'acqua riprendendone le principali linee architettoniche: -un corpo di fabbrica più imponente sulla darsena -un prospetto sulla darsena che riprende la trilogia degli archi con tre corpi di fabbrica - un edificio più basso sul canale a nord con due corpi di fabbrica che richiamano i due archi e con un interno completamente aperto sia in senso orizzontale che verticale. - la fasciatura degli archi e del bugnato che viene ripresa nella fasciatura in metallo e vetro colorato delle facciate. Nel complesso il nuovo edificio mantiene la stessa sagoma a livello planimetrico e le altezze complessive dell'antica dogana. L'edificio con le sue sistemazioni esterne, che interessano tutta l'area oggetto del Concorso viene a perfettamente dialogare con il percorso turistico del parco delle mura lorenesi, con il quale si integra e completa. Per esaltare la continuità con il parco si è scelto di pavimentare il percorso pedonale con mattoni che richiamano quelli utilizzati per i muri di contenimento dei canali, riproposti anche per i muri delle due darsene. Nella sistemazione della zona a verde pubblico è stata progettata una collinetta al centro dell'area e inserite delle alberature sempre verdi su bordi e cedue al centro per ridurre il rumore proveniente dalla strada di nuovo impianto. Lungo i percorsi pedonali all'interno delle aree verdi è prevista la posa in opera di vaporizzatori di acqua ad accensione automatica sulla base di termo igrometri elettronici, con pompe elettriche governate da cellule fotovoltaiche. Per quanto riguarda una descrizione più puntuale dei materiali si rinvia alla relazione tecnica. Gli obiettivi architettonici come definitivi dal Documento Programmatico Preliminare erano i seguenti: " Evidenziare le strutture esistenti dell'originario manufatto; " Privilegiare soluzioni architettoniche "leggere"; " Garantire un'alta sostenibilità ambientale delle soluzioni architettoniche ed impiantistiche proposte; " Prevedere impianti di raffrescamento - anche degli spazi scoperti -condizionamento, climatizzazione caratterizzati dalla ricerca di soluzioni a basso consumo energetico e integrati all'architettura; " Garantire l'elevata flessibilità nella distribuzione interna; " Utilizzazione di materiali il cui uso sia stato verificato rispetto ad analoghe condizioni climatiche del luogo oggetto dell'intervento; " Configurare gli interventi di integrazione in funzione delle relazioni funzionali e visuali con il sistema dei fossi e dei canali. Come si evince da quanto sopra riportato tutti i punti richiesti sono stati approfonditamente rispettati.
TEAM PROJECT GIOVANNI LORUSSO ARCHITETTO[capogruppo] IDEA s.r.l. [arch. M. Fatigato, arch. C. Fatigato ing. L. Fatigato] arch. F.M. Desantis,
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